giovedì 3 giugno 2010

COMUNICAZIONI INTERROTTE


Quel giorno non c’era campo. I telefoni sembravano dormire, eppure era primavera e tutto si stava svegliando. Tutto riprendeva colore e vita dopo il lungo, interminabile inverno. Ma nonostante il clima primaverile, non si riusciva più a parlare. Le poche parole che si scambiavano erano ormai prive di emozione. La passione che c’era tra loro si era consumata rapidamente, come un fuoco di paglia. Rapido, indolore, forse. Uhm, no, per nulla indolore. Tanto dolore per sentimenti investiti e per parole gettate al vento, che non avevano lasciato alcun segno, se non una grossa, enorme ferita ancora non del tutto guarita. Regole oltraggiate per un qualsiasi tentativo di provare emozioni ad altissimo costo, purtroppo. E ora che ne sarà? Che ne sarà di me? Si domandava senza neanche crederci più di tanto mentre ancora gli occhi le si riempivano di lacrime.

Poi decise che doveva ritrovare se stessa, da qualche parte, prima di cercare qualcun’ altro. Veramente una parte di se l’aveva trovata. Chissà se poi lo era davvero, se stessa. Troppo grande per dirlo in due parole. Di seguito cercava di allontanare i pensieri per non soffrire, ricordando che da bambina la mamma le aveva suggerito di fare pensieri positivi. I pensieri positivi adesso erano così lontani. Era molto difficile ricorrere ad uno qualsiasi di essi, finiti com’erano ormai da troppi anni in qualche remoto cassetto della sua esistenza. Allora prese il coraggio a quattro mani e decise di rivolgere a se stessa una domanda: sei sicura che questo è quello di cui hai bisogno? Non doveva essere altro la felicità?

Non che la ricerca della felicità fosse la sua occupazione preferita, ma ci provava! Ogni tanto le piaceva cercare di capire cosa la rendesse felice. Non arrivava mai a una conclusione che la soddisfacesse completamente. Una volta era un aspetto della sua vita, un’altra volta era qualcos’altro. Spesso dipendeva da fattori esterni . Mai una risposta unica, mai un pensiero costante. Sempre qualcosa di impalpabile, indecifrabile, incomprensibile, inspiegabile. Sicuramente la risposta non era la stessa di un’ora fa. Sicuramente non era lui. Non poteva esserlo affatto. Lui che le aveva dato e tolto tutto in un batter d’occhio. Quasi non era riuscita ad assaporare quello che le dava che già era scomparso. Ma si, non importava più. Ora era sicura. Si ricomincia! E alla grande! Il piccolo pensiero era stato alla fine un pensiero positivo, come quello che le diceva la mamma. Era giunta alla sua verità. Meglio così in fondo.
(9.03.2007)

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