giovedì 3 giugno 2010

IL TETTO DEL MONDO


Estate. Caldo afoso che parla di siccità, di bagnanti alla ricerca di ristoro nell'acqua fresca e turchina. Un gruppo di amici sugli scogli arroventati da un torrido agosto appena iniziato. Ragazzini, nessuno di loro aveva ancora raggiunto la maggiore età. Nessuno, o forse un paio, di lì a poco.
Tra gli scogli una fessura lasciava intendere la presenza di una grotta. Un grosso masso di forma irregolare sembrava appoggiato a un altro scoglio, più grande, che segue tutto il litorale. Dove il masso poggiava lasciava lo spazio perchè una persona, non troppo robusta, potesse passarci. L'acqua scura perchè all'ombra, si tingeva di turchese al passaggio dei raggi di sole che provenivano dalla parte opposta. "Di sicuro c'è un passaggio subacqueo".
Primo giro di perlustrazione. Si! Si può fare. Perchè no? Un po' di paura dell'incerto, ma perchè non provare? Senza troppo pensarci, uno dopo l'altro entrano i ragazzi. Ognuno di loro mano a mano che entrava, usciva dall'altra parte, dopo aver nuotato per alcuni istanti sotto il macigno nel buio dell'acqua.
Io, un po' di timore, entro in acqua con cautela. Occorreva stare attenti a non conficcarsi nella carne gli aculei dei ricci. Stavano lì, quasi a voler proteggere lo spazio che si erano duramente guadagnati con i loro passi piccoli e lenti, nell'immensità del mare. Chiedo a chi lo aveva già fatto quanto lunga fosse la grotta, quanta luce ci fosse, e via.
Prendo fiato e mi immergo. Senza maschera non posso vedere bene. Le pareti della grotta si stringono fino a consentire il passaggio solo con braccia e gambe perfettamente allineate con il corpo. Presa dal panico e dalla mancanza d'aria, vedo la mia vita terminate lì sotto. In quella fredda semioscurità. Nella speranza di riuscire a venirne fuori, comincio a pinneggiare più che posso. Le pareti rocciose, irregolari e sicuramente ricoperte da conchiglie e formazioni calcaree, mi tagliano i piedi. Mi fanno male, voglio tornare indietro. L'uscita è troppo lontana ma non c'è abbastanza spazio per voltarsi, per cambiare il senso di marcia. Proprio adesso che il senso delle cose inizia a perdere la logica e tutto è così inverosimile. Mai come adesso sono costretta ad andare avanti, ma che fatica! La luce in fondo al tunnel filtra appena. Sembra lontanissima. Ma devi farcela a tutti i costi. Motori al massimo e coraggio. Avanti tutta!
Sto rivivendo l'esperienza della nascita, ne sono quasi certa. Il dolore del travaglio, la paura dell'incerto, la forza per venirne fuori. Non posso avere un ricordo di quando venni al mondo, ma sicuramente le due esperienze si assomigliano molto.
Sono letteralmente rinata, e sono felice. Spaventata ma felice.
Il sole continuava a bruciare là fuori, fortunatamente.
(16.03.2007)

Nessun commento:

Posta un commento