lunedì 7 giugno 2010

IL VELIERO ALL'ORIZZONTE


Stese sullo scoglio, ancora caldo di sole, il telo a righe acquistato durante l’ultimo viaggio in Egitto. Appoggiò le mani sulla pietra. La sentiva viva, sotto i polpastrelli, e le sembrava che si muovesse, reagendo alla sua presenza in quel luogo.
Guardò il mare, leggermente increspato dalla brezza di terra che disegnava sulla sua superficie piccoli ciuffi bianchi. All’orizzonte si stagliavano, colpite dai raggi radenti del sole che stava per tuffarsi nell’acqua, le tre isole che quella porzione di mare consentiva di avvistare. Il triangolo di Montecristo, la sottile linea di Pianosa e la possente cresta ricca di rilievi della Corsica. Tre colori differenti, per le diverse distanze che le separavano dal suo punto di vista.
Un veliero lontano rapì i suo sguardo. Era maestoso, nonostante fosse parecchio distante.
Chiuse gli occhi e sentì il vento che le sferzava il volto, gli spruzzi delle onde che le bagnavano i capelli bruciati di sale e le rinfrescavano la pelle arsa di sole. Sotto di sé nulla. Protesa sulla prua, verso il mare aperto. Percezione affascinante. Il vento accarezzava la sua pelle di bronzo, e la avvolgeva come un foulard di morbida e fresca seta.
Aprì gli occhi ed ebbe la sensazione di essere la polena di quella nave. Per prima a fendere il mare tranquillo, come un affilato rasoio su una superficie liscia e tesa. Oppure per prima a ricevere gli schiaffi del mare in burrasca, quando le onde ruggiscono e si schiantano vigorose sulla prora delle imbarcazioni che osano sfidare l’autorevole Poseidon.
Seguì con lo sguardo l’imbarcazione finché scomparve dietro Punta Fetovaia. Scomparvero anche i suoi pensieri, al dissolversi della barca dietro il promontorio.
Appoggiò la testa sullo zaino e chiuse gli occhi. Il flusso delle piccole onde che accarezzavano lo scoglio, accompagnavano i suoi pensieri, che lentamente si facevano fumosi e confusi.
Pensò di non pensare.
L’ arietta leggera le scompigliava i capelli solleticandole la fronte.
Prima o poi sarebbe riuscita a non pensare.
E ci riuscì.
Lì.
Su quello scoglio che si protendeva verso il mare e si lasciava accarezzare dalle sue acque come la schiena di un pachiderma alla ricerca di fresco.
In quelle acque che ricevettero i suoi tuffi di bambina e su quelle pietre che accolsero i suoi sonni da adolescente, dopo nottate di veglia con gli amici.
Era un posto magico, pregno di ricordi e denso di emozioni.
Era un punto che poteva chiudere un cerchio.
Forse.
Oppure ne apriva un altro.
Uno di quei punti di partenza che diventano destinazioni di arrivo, senza quasi che tu te ne possa accorgere.
Tuttavia era un luogo importante. Dove era possibile non pensare. Molto importante, dunque. Da tenere in considerazione……
(11.08.2010)

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