martedì 8 giugno 2010

Grazie per i tuoi fondali...(27 agosto 2007)

Oggi il sole era caldo nel modo in cui può esserlo a luglio. Il cielo privo di nuvole. Azzurro come i confetti di un battesimo. L’aria calda come il vento del deserto, soltanto un po’ meno energica.
Sono accaldata.
Ho bisogno di un tuffo rigeneratore. Appoggio frettolosamente le mie cose sullo scoglio. Il solito caldo e zoomorfo scoglio, grigio scuro, che ricorda l’ippopotamo visto al circo la scorsa settimana. Bagnato e lucido come un animale appena uscito dalla pozza.
Il mare fermo. Immobile. Non una barca. Non una persona a interrompere il silenzio. Un silenzio che racconta, un silenzio che vuole rimanere tale, che urla la sua voglia di liberarsi dalla folla che lo rompe. Un silenzio che lascia passare solo il suono dell’acqua che lambisce la scogliera. Dolce e delicato come una ninnananna. Il semplice suono dell’acqua che sta li, senza nulla pretendere, senza nulla chiedere se non essere ascoltata. E ascoltandola viene voglia di abbandonarsi ad un sonno ristoratore.
Ma fa troppo caldo ancora per poter semplicemente chiudere gli occhi e riuscire ad assopirsi.
Allora mi tuffo.
Un salto di testa. Un poco superficiale, sul pelo dell’acqua, perché il fondale è basso a causa della bassa marea.
Apro gli occhi e guardo sotto di me e anche oltre. In lontananza, verso il largo, l’acqua è chiara e trasparente, il fondale è sabbioso a dispetto di quello ora sotto di me che invece è roccioso e più scuro. Non riesco a non guardare. Gli occhi spalancati, come per vedere il maggior numero di cose possibile, mi bruciano un po’. La concentrazione di sale sembra maggiore in confronto ai giorni passati. Mi bruciano ma non posso farne a meno. Vedo passarmi accanto l’ombra di un pesce, circa dieci centimetri. Mi volto e ne vedo un altro.
Decido di prendere la maschera. Di silicone trasparente con i bordi turchesi. Un po’ vecchiotta, ma ancora efficiente, per l’uso che ne faccio. Un paio di bracciate e mi spingo verso sinistra. Voglio esplorare il fondale da quella parte, dove se ben ricordo c’è qualcosa di bello da vedere. Incontro alcuni pesci.
Un’occhiata,un’aguglia
, due castagnole , e gli avannotti delle castagnole
….bellissimi, tanti puntini blu cobalto che spiccano nel buio con i loro rapidi movimenti. Tutti insieme, per rincorrere il proverbio “l’unione fa la forza”. Provo ad avvicinarmi. Allungo le mani, solo per sfiorarli…Sciocca fantasia di bipede terrestre….I pesci, per definizione,…scappano!
Un pesce di cui ignoro il nome si avvicina al fondale con rapidissimo guizzo e bruca, lasciando dietro di se una nuvoletta di pulviscolo che subito si dissolve nell’acqua circostante, senza lasciarne traccia. Continuo la mia esplorazione, sempre alla ricerca di chissà cosa. Lungo la scarpata di roccia che degrada verso il basso per circa cinque metri con un’inclinazione di quasi quarantacinque gradi, altri pesci consumano il loro pranzo, stappando qua e là qualche alga. Cibo prelibatissimo a giudicare dalla voracità. Mi soffermo ad osservare la forma di quello scoglio che scivola verso il fondo. Un piano inclinato, liscio e spianato, che degrada regolarmente. Arrivano alla mente le cognizioni di geometria. Il quadrato del triangolo costruito sull’ipotenusa……si, ma i cateti dove sono? Uno è attaccato al fondale chissà dove , e l’altro…non c’è! Fa parte della scogliera nel suo insieme….
Continuo la mia missione esploratrice del litorale sud….
Che bello! Un pesce variopinto, coloratissimo, che poco ha da invidiare al pesce pappagallo dei mari tropicali… Si tratta di una donzella pavonina.
Meravigliosa creatura…infinite sfumature di colore cangiante. Disegni sulla testa e mille righe che si sommano e scompaiono sul corpo. E poi, appena più a destra una bavosa
bruca, saldamente attaccata allo scoglio. Curioso animale, a metà strada della linea evolutiva tra anfibi, rettili e pesci. Assomiglia a un anfibio, con quelle zampette che sembrano pinne o pinne che vogliono camminare, un musetto che ricorda un mostro marino, in miniatura.
Infine il ghiozzo….
Mio papà usava spesso questo termine per indicare una persona sciocca e credulona, insomma, poco furba. E povero pesce….chissà perché il suo nome è poi diventato sinonimo di persona poco sveglia? Forse perché non scappa veloce come gli altri pesci ma rimane sempre nelle acque basse a rosicchiare alghe nelle pozze che si formano tra i sassi.
Domande…pensieri…riflessioni di donna di fronte al mistero del mare e dei suoi meravigliosi abitanti.
Torno a riva, con qualche bracciata e con il sorriso sulle labbra e nel cuore. Sorrido perché ho avuto la possibilità,anche oggi, di vedere il mare, averlo sentito nel profondo di me, ed essere riuscita a raccontarlo a chi non lo può vedere o a chi non lo ha mai visto. Un vero dono, anche oggi. Grazie Signore, per avermi dato tutto questo!!
Il sole è caldo e il mio cuore anche.
Posso finalmente chiudere gli occhi e riposare....

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