martedì 8 giugno 2010

Zanni

Dietro la maschera


Giocare al rocchetto del tempo…sembra divertire la maschera di cuoio…. Una maschera da Arlecchino, da Zanni della Commedia dell’Arte. Un essere demoniaco, un volto nero, bruciato. Un fauno dei boschi irriverente, infernale, osceno, liberatorio.
Chissà quante volte Fo l’ha indossata….Ma nell’ampio studio-soggiorno….di maschere ce ne sono tante. Sparse tra gli scaffali, appese ai muri, nascoste tra i libri, appese alla coda di vecchi cavallucci in legno, saranno almeno cento. Antiche e di oggi, tradizionali e innovative. Tutte con grandi storie da raccontare dietro le loro orbite vuote, tutte vecchie amiche di famiglia.
Le dita ossute di Fo ne sfiorano qualcuna con tenerezza: “Quando indossi la maschera non puoi mentire” ammonisce serio. “La maschera nasce con l’uomo, in qualunque latitudine, fin dalle prime civiltà. Il poter nascondere la propria identità e assumerne temporaneamente un’altra è prodigio meraviglioso, ti consente una libertà inarrivabile altrimenti. Perché la maschera cela l’individualità, il relativo, il caduco, e intanto rivela l’universale, l’inconfessabile. Copre i tratti, altera la voce, e lascia uscire una sola cosa: la verità. Indossandola, gli attori, ma anche la gente comune, hanno il diritto di dire quello che pensano. Tanto mica sono io a parlare, è l’ ‘altro’, quel faccione strano che ho preso in prestito per qualche ora. Il Carnevale nasce così: un anno a sopportare angherie e soprusi in silenzio, e poi un giorno di porto franco per rovesciare tutto quel che si ha tenuto sullo stomaco o nel cuore. Le malefatte del re e del papa, del signorotto locale e del vescovo…..Che per una volta, vedono, sentono quello che gli ‘altri’ pensano di loro, ma non possono farci niente. Perché la maschera e la festa garantiscono che è tutto uno scherzo, tutto per ridere. Una violazione della censura politica, sociale o anche, come accadrà nel Settecento, delle regole perbeniste dell’epoca. Quando metter su una bautta o una moretta equivaleva a concedersi libertà più private. Un facile e malizioso passepartout per alcove, incontri a morosi segreti, avventure proibite.”
Insomma lunga vita alla maschera, che regala a tutti l’occasione di un’altra vita, di una parentesi di libertà senza pagar dazio.

Dario Fo "Il mondo secondo Fo" conversazione con Giuseppina Manin
(17/05/2007)

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