martedì 8 giugno 2010

La pedalata


Il sole timidamente passa sopra gli alberi.
Brrrr…Che freddo...
Stamattina si fa sentire, insieme al vento che soffia da nord e rende il cielo limpido e, come raramente accade, quasi senza una nuvola. Quasi un addio dell'estate che ci vuole salutare con gioia.
La mia bicicletta attende che io la liberi dal piccolo lucchetto che la lega.
Prendo un piccolo zaino nero. Una maglietta nera, attillata il giusto perchè non interferisca nei movimenti, pantaloncini da ciclista, imbottiti per non sentire dolore ma –a mio avviso- fastidiosissimi.
Il mio fido mp3 è ancora carico. La batteria sembra avere una durata infinita….Per fortuna!!! Lo accendo. Elisa canta Together. Uhm…la canzone con la grinta giusta per iniziare!
Eccomi pronta per il mio giretto mattutino…
Faccio un giro di riscaldamento prima di avviarmi verso la strada provinciale e sento l’aria decisamente più fresca rispetto ai giorni passati. Ma mi fa piacere respirare aria che sa di pulito. Mi soffermo ad assaggiarne il sapore. Mi piace questo leggero profumo di vento e di mare. Il mare è scuro, leggermente mosso. Solo appena appena. Le barche nel piccolo porto sono rimaste poche.
Echi dell’estate che se ne sta andando in punta di piedi.
Domani è già autunno, come dice Ruben.
“Domani è il primo giorno di autunno!”.
E lui lo saluterà veleggiando intorno al campo boe, sapientemente posate da Fabrizio. Speriamo che il tempo si mantenga ancora qualche giorno….
Muovo le prime pedalate e mi avvio verso la salita iniziale, che non è proprio una salitona di quelle dure….Ma per me che non sono affatto allenata….Beh, rappresenta il primo “ostacolo”. Faccio meno fatica dell’ultima volta e sorrido. Per fortuna! Comincia a dare esiti il mio terzo giorno di bicicletta! Penso che se qualcuno mi vedesse mentre sorrido, da sola, mi prenderebbe per pazza. Sorrido perché Dalla e De Gregori cantano “Cosa sarà”……….. “Cosa sarà che ti strappa dal sogno .Cosa sarà che ti fa uscire di tasca dei no non ci sto ti getta nel mare e ti viene a salvare……… Cosa sarà che ci fa lasciare la bicicletta sul muro e camminare a sera con un amico a parlare del futuro…….”
Proseguo per il mio tragitto e imbocco quella bellissima stradina che fiancheggia una vigna e un campo incolto, a sua volta contornata da muretti in pietra a secco, romantici e pieni di storia. Ogni volta che passo di lì mi chiedo se un tempo fosse percorsa da animali che aiutavano l’uomo nel suo lavoro in campagna, come per esempio un somaro carico di uva, pronta a diventare mosto di lì a poche ore.
Sento l’odore del settembre di vendemmia. Eh si! E’ settembre. Rivedo mio padre che comincia ad allestire la cantina per la vendemmia. Ripulisce lo spazio e fa ordine per ospitare l’uva e dare spazio a tutte le operazioni necessarie. Il torchio è ancora lì. Qualche ragnatela lo decora e lo rende… come dire….vissuto. Già! Il torchio ha un aspetto vissuto e lui invece non ha più potuto vivere…
Piano piano i rovi si fanno spazio e passano attraverso i sassi e decorano o coprono il muro stesso.Proseguo, continuo e respiro sempre un pochino meglio. La salita sta finendo e il sole in alcuni tratti è davvero piacevole. Soprattutto dopo l’ombra fredda appena superata…
Esco dal paese e mi avvio verso est. Il sole è già abbastanza alto ma all’ombra fa decisamente freddo. Non importa! Oggi sono una sportiva e farò la sportiva che non sente freddo o caldo. Sento solo che mi piace.
Avverto una sensazione piacevolissima di libertà. Quasi come quella che provo quando nuoto, sott’acqua e mi guardo intorno desiderando di essere pesce e proseguire nella mia esplorazione del mare.
Registro ogni odore differente al passare delle varie piante accanto alla mia bicicletta. Io corro verso di loro ed esse scappano via. Ma alcuni forti e penetranti odori non sfuggono. Spesso si sente il profumo della resina del pino e anche delle piante da siepe di cui è disseminata la strada, confinante con le proprietà che sono delimitate dalle diverse piante.
Arrivo finalmente nello spiazzo che rappresenta la metà del mio percorso. Mi avvicino alla panchina e mi siedo, estraendo dallo zainetto una bottiglietta d’acqua.


Mi disseto e prendo la mia fedelissima macchina fotografica.

Provo un controluce ma sono disturbata dall’arrivo di un omino che, come me, riposa le sue gambe dalla pedalata appena sospesa. Appoggia la sua bici gialla ed estrae una bellissima reflex digitale. Di fronte a tanta roba mi vergogno e, ad orecchie basse me ne vado… Non posso competere, ma un giorno mi piacerebbe possederne una, tutta mia, per scatti un pochino migliori .
Riprendo la mia via.
La musica mi accompagna e, superata l’ultima salita –durissima per le mie gambe senza allenamento- mi avvio verso casa.
Carmen Consoli mi scorta , fedele amica di una stagione appena passata. Spesso con le parole giuste nelle diverse situazioni….
“Hai mai sentito dire che la bellezza delle cose ama nascondersi…”
Sono pronta per la doccia. Stanca ma felice!
(19/9/2007)


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