giovedì 3 giugno 2010

Pescatore


La barca lasciava il porto tutti i giorni alla stessa ora. Avresti potuto rimettere l’orologio tanta era la puntualità del pescatore. Metodico, come solo le persone semplici riescono ad essere, sempre gli stessi abili e veloci movimenti per prendere il largo. Abbigliamento dimesso come si addice a un pescatore. Da manuale, si potrebbe dichiarare.
Il silenzioso autunno appena iniziato era mite. L’estate ancora presente sulla pelle ambrata degli ultimi villeggianti che ancora si attardavano insieme all’ultimo sole del pomeriggio, lungo la banchina.
Un gelato alla fragola cola dalla mano di un bambino, lungo il braccio, fino a creare bizzarre forme sull’asfalto. Fragole liquefatte.
Strano. La mamma non se ne accorge. Guarda la barca che si allontana, ascoltando il ritmico movimento dei remi sugli scalmi. Una musica semplice, una cadenza uguale ma armoniosa, quasi il motivetto che ascoltava da bambina.
Tendeva l’orecchio, quando nel mangiadischi verde suonava questa canzoncina e correva per ballare una danza lenta e dolce. Oh, si, le piaceva proprio tanto. Ora non ricordava il titolo, ma le evocava la stessa emozione di allora. Distratta o attratta da qualcos’altro. Non si muove. Lo sguardo lontano e perduto.
La barca che si allontana è una scusa. Il suo pensiero corre talmente veloce da non riuscire lei stessa a seguirlo. Lontano e dolce. Il sorriso tradisce l’oggetto della sua meditazione. Eppure non c’è felicità in quel vezzo. Si coglie, oltre l’angolo della bocca all’insù, qualcos’altro.
Il gelato è completamente sgocciolato. E’ ora di andare. Non c’è più tempo per questi pensieri. La corriera sta per partire ed è l’ultima per oggi. La dobbiamo prendere, è giusto così. Vedrai, hai fatto la scelta giusta e non potrai pentirtene. Il pescatore è solo un puntino. Lontano, con la sua barca all’orizzonte.
(25.02.2007)

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